Diari di guerra ritrovati, la speranza dietro l’abisso, Eugenio Corti e gli altri
“La vita militare è una grande buffonata!”. La vita militare in guerra, una guerra che appare ogni giorno più violenta e insensata.
Lo scrive un giovanissimo soldato italiano, di appena diciannove anni, che dal 1943 al 1945 viene scaraventato, ovviamente suo malgrado, in quell’inferno che era diventata l’Europa: dall’Italia alla Grecia, dalla Polonia alla Russia. Sempre a rischio della vita, malato, vessato e tormentato da tedeschi, russi, partigiani greci, e da superiori abbrutiti, sempre considerato meno di niente, come un animale da fatica, o un prigioniero da calpestare.
Lo scrive in pagine di diario in cui, con lucidità, amarezza, incredibile forza d’animo e una indistruttibile curiosità e speranza, e persino di audacia – romanzeschi i rocamboleschi tentativi di fuga – descrive i suoi tre anni di vita al limite del possibile. Uno sguardo lucido, attento anche a cogliere i lati umanissimi di quanto avviene e di chi ha accanto, compresi quelli buffi o surreali.
Un episodio tra i molti, a conclusione delle sue peripezie che sembrano uscire da una sceneggiatura per un film. Dopo giorni e giorni di fame, freddo, paura, Enrico insieme ad un compagno dalla Russia, dove si trovava prigioniero prima dei tedeschi poi dei sovietici, arriva a Milano e cerca di tornare dalla sua famiglia, a Vimodrone. Mentre i due giovani si avviano stancamente verso la fermata di un tram, un uomo li apostrofa così: “Non vi vergognate di andare in giro conciati in questo modo, sporchi e malandati. ..”.
Questo è stato il primo saluto, il primo benvenuto che abbiamo ricevuto a Milano, annota Enrico tra l’amaro e il sarcastico.
Alle pagine scritte da Cattaneo si affiancano quelle del capitano dei bersaglieri Giuseppe De Carli, che si trova di stanza in Sicilia al momento dello sbarco delle truppe alleate, nel luglio del ’43, e da qui comincia la sua personale odissea tra ospedali, campi di prigionia, sofferenze e angosce. Il lungo rosario dei giorni consumati prima in Sicilia e poi in Nord Africa, è pervaso da un profondo senso religioso e di dolente sofferenza per l’Italia alla deriva, dal pensiero costante alla famiglia, alla sorte dei suoi cari. Anche attraverso la testimonianza di De Carli la guerra viene descritta dall’angolazione della miseria, della solitudine, dei soprusi, dalle violenze, dalla costante presenza dell’ombra della morte.
Ben poco di eroico, insomma. Tuttavia, proprio in queste condizioni estreme, emerge la capacità di resistenza, dell’umanità che non si arrende al male e rivendica la sua grandezza. Emergono piccoli, grandi episodi di solidarietà e umanità, figure che si imprimono nella memoria per la loro capacità di stare vicino e cercare di aiutare i più deboli e sofferenti.
Le memorie dei due soldati, custodite con amore e rispetto dalle famiglie, ora sono state pubblicate dalla casa editrice Ares. E si accostano, queste pagine dolenti di grande testimonianza, a quelle del grande scrittore Eugenio Corti, dedicate alla sua esperienza durante la tragica campagna di Russia.
I due libri sono stati presentati venerdì a Milano, durante un evento dal titolo “La speranza dentro l’abisso. Diari di guerra ritrovati”, presso l’Auditorium del Centro culturale di Milano. Sono intervenuti, oltre ad Alessandro Rivali, delle Edizioni Ares, che ha coordinato l’incontro, Vanda Corti, moglie di Eugenio Corti, Paolo De Carli, dell’Università degli Studi di Milano, Federica Saini Fasanotti, storica e scrittrice.
La lettura di questi testi rappresenta la rara occasione per riconsiderare un momento epocale della nostra storia attraverso le memorie vive, sorprendenti di chi, con sensibilità e personalità diverse, ma con identica passione, onestà e coraggio, ha vissuto quei tempi. Un modo nuovo, dunque, e senza filtri ideologici di rileggere la grande Storia.
In particolare, l’antologia dei diari di Corti rappresenta anche la possibilità di seguire da vicino la formazione letteraria di un futuro romanziere, la sua forza spirituale, la maturazione della consapevolezza che scrivere sia anche e soprattutto testimoniare, dare forma e senso alla vita, nonostante che tutt’intorno si stia spalancando l’abisso.
Eugenio Corti, “Il ricordo diventa poesia. Dai diari, 1940-1948”, Ares, pp.176, euro 14
Giuseppe De Carli – Enrico Cattaneo, “Io militare italiano nel conflitto mondiale – Diari di guerra 1943-1945”, Ares, pp.336, euro 18
(25/03/18, AciStampa)