Eugenio Corti nasce a Besana in Brianza il 21 gennaio 1921, primo di dieci figli.
Il padre Mario è un industriale che aveva cominciato a lavorare a tredici anni come garzone in un negozio tessile: con grande impegno e con il passare del tempo, riuscirà ad acquistare con i fratelli la fabbrica tessile in cui lavora, la ditta Nava di Besana; agli inizi degli anni ’50 le fabbriche sono divenute 4, con poco meno di milleduecento dipendenti.
Del padre, Eugenio ricorda: “Il suo cuore era rimasto legato al mondo degli umili. Le continue richieste di lavoro, che egli poteva assecondare solo in parte, lo angosciavano, poiché sentiva come missione dell’industriale quella di creare posti di lavoro“.
La madre non è certamente meno importante: “Era una creatura fatta d’amore: per Dio, per la santa religione, per il marito, per noi figli, per il prossimo. In tempi in cui era meno presente di oggi lo stato assistenziale, si faceva carico di tutti i poveri che passavano da casa nostra in cerca d’aiuto. Molto spesso l’uomo di fatica veniva mandato a spedire mazzi di vaglia con piccole offerte per istituti missionari o assistenziali: ancora adesso, a molti anni dalla morte della mamma, mi arrivano continuamente in casa stampe di quella gente“.
Frequenta al paese le scuole elementari, ma, a causa di una malattia del padre, nel 1931 viene iscritto al collegio San Carlo di Milano, dove studierà per i dieci anni successivi; lasciamo alle parole di Corti il ricordo del collegio: “Al San Carlo la religione era intesa in modo veramente splendido, con una morale pulita e rigorosa; in quel collegio, tuttavia, era forse eccessiva la severità e la durezza degli studi: non c’era misericordia per chi non lavorasse come un mulo“.
Sempre al San Carlo, Corti frequenta il ginnasio e il liceo classico: infatti, nonostante i genitori abbiano stabilito che lui studi ragioneria per aiutare in ditta, il rettore del collegio, monsignor Cattaneo, si oppone energicamente, intuendo che per il giovane Eugenio la strada del liceo classico è la più adatta.
Nel 1940 gli studi si interrompono improvvisamente: il 10 giugno l’Italia entra in guerra, e “di punto in bianco abbiamo saputo che non avremmo sostenuto gli esami di maturità“; nonostante questo, non tutti i giovani in età di leva vengono richiamati subito. Gli studenti hanno la possibilità di continuare gli studi, almeno fino a che la Gioventù Fascista Universitaria non si adopera per ottenere il dubbio privilegio di far richiamare anche gli studenti sotto le armi.
“Io non avevo simpatia per quell’organizzazione, ma l’ho trovato giusto, visto che i miei compagni operai erano sotto le armi. Perché non avremmo dovuto andare sotto le armi anche noi studenti?”
Corti riesce comunque a frequentare per un trimestre l’università presso la Cattolica di Milano, facoltà di Giurisprudenza: lasciamo sempre a Corti la spiegazione di questa scelta:
“Ho scelto di studiare il diritto perché non lo conoscevo affatto; ero convinto (come sono ancora oggi) che la nostra civiltà fosse costruita, oltre che sulla filosofia e sull’arte greca, sul diritto romano. L’unica materia che mi ha interessato veramente, tuttavia, è stata in seguito filosofia del diritto“.
(I dati riportati in questa pagina e le citazioni delle parole di Eugenio Corti sono tratti da: Paola Scaglione, Parole scolpite. I giorni e l’opera di Eugenio Corti, Edizioni Ares, 2002)