Lettera dopo lettera un viaggio nella vita di una coppia «provvidenziale»
Luglio 1947. Uno studente universitario fuori corso, cinque anni della sua vita se li è portati via la guerra, attende di entrare in aula e affrontare l’ultimo esame. Lo studente è Eugenio Corti (1921-2014) e ha appena pubblicato con Garzanti un doloroso libro testimonianza sulla campagna di Russia I più non ritornano. Mentre attende di finire sotto le grinfie del professore scorge una ragazza. Dell’esame inizia a importargli molto poco. Quando lo chiamano risponde in fretta e furia, vuol solo uscire prima che la fanciulla si allontani. Si fa bocciare e corre a cercarla. La giovane è Vanda dei Conti di Marsciano. Inizia immediatamente a corteggiarla. Il 14 luglio le scrive la prima lettera. Ne seguiranno moltissime altre.
Era nato un amore destinato a durare una vita intera. Un amore tra due persone molto diverse per usare proprio le parole di Vanda di Marsciano Corti: «Lui lombardo, famiglia agiata, il padre industriale che si è costruito da solo la sua fortuna; lei umbra, di antica famiglia e, per le vicende di suo padre, ora in condizioni di estrema povertà». Ma le loro diversità si incontrano quasi per magia, o per Provvidenza, come avrebbe detto Corti. Ne nasce un amore fortissimo che passa attraverso molte difficoltà, difficoltà che non lo logorano ma piuttosto lo temprano. Per accorgersene basta leggere «Voglio il tuo amore». Lettere a Vanda 1947- 1951, appena pubblicato dall’editore Ares.
Corti è sicuro da subito: Vanda è la donna della sua vita. Non esita, non dubita: «Guardare te infatti è bere la Bellezza». La sua futura moglie ha più dubbi, teme la passione letteraria di Eugenio, teme di doverlo dividere con la letteratura, capisce tutte le differenze che li dividono, anche quelle economiche. Quello che lui supera d’un balzo lei lo affronta con la forza concreta della logica. Ed è timida, introversa. Alla fine, lettera dopo lettera questi due mondi si fondono per crearne uno nuovo che trova il suo punto di svolta nel matrimonio ad Assisi il 23 maggio 1951.
Leggendo queste missive si scopre molto di Corti e della sua vena letteraria, della sua tempra di uomo. Ma non solo. Si ripercorre un’epoca intera tutta rinchiusa in un microcosmo d’amore.
(Matteo Sacchi, 02/07/19, Il Giornale)